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Venuta al mondo


La mia storia inizia in una sera di Primavera.
Venuta al mondo in una famiglia già logora, la situazione non ci ha messo molto a peggiorare.
Come spesso mi ha ricordato mia madre durante la mia vita, la probabilità più accreditata della fine che avrei dovuto fare sarebbe stata essere un aborto.
Si erano ripromessi di non rischiare di mettere più al mondo qualcuno come mio fratello.
Mio padre, poliziotto, è durato solamente una dozzina di anni dopo la mia nascita, dozzina di anni in cui la mia esistenza è sempre sembrata di troppo.
Violenza domestica, quella a cui ogni giorno dovevo assistere.

Avrò avuto tre o quattro anni e, anche se mi hanno cercato spesso di convincere che fosse impossibile ricordare episodi accaduti mentre si è così piccoli, ricordo ancora, come se li stessi vedendo davanti ai miei occhi, degli episodi.
Quello che più di tutti mi torna alla mente è quello in cui una piccola bambina dai capelli neri e riccioluti si nascondeva sotto l’asse da stiro, il posto che vedeva come più sicuro nei dintorni.
Intanto un uomo grande e grosso, soprattutto agli occhi di quella bambina così piccola, gridando si avvicina minaccioso verso una donna magrolina. “Vai a farti mangiucchiare le tette dal tuo capo, eh?” le grida addosso l’uomo.
E continua, continua a gridare, sputare, sudare addosso a un essere umano che, con lo sguardo impaurito, non sapeva come reagire.
Gelosia, manie di persecuzioni, pazzia.
Minacce di morte.
Il contributo per la nostra famiglia di quell’uomo con cui condivido i geni è sempre e solo stato essere un violento, dormire tutto il giorno, lamentarsi di ogni cosa e stare chiuso in bagno per ore e ore.

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Non ho nessun ricordo di quei tempi in cui siamo sembrati, almeno in apparenza, una famiglia felice.

Quella donna che è mia madre, così piccola fuori non vedeva via di scampo, ma dopo qualche anno è riuscita a liberarsi di quell’uomo.
Di certo non invidio la sua storia, ma provo un certo orgoglio a sapere come sia riuscita a tirarsi fuori da una situazione di merda del genere da sola.
Mia madre non ha mai potuto contare sul sostegno di nessuno, neppure su quello di sua madre.
Mia nonna, donna del sud, ha sempre voluto tenersi fuori da qualunque questione più complicata del cosa cucinare per il pasto successivo.
Quasi ossessivo il suo dovere sempre fare qualcosa in casa, dal cucinare, al pulire casa fino all’annientamento dell’ultimo granello di polvere.
Per la legge del contrappasso la casa di mia madre è sempre stata disordinata con l’apice da quando mio padre se ne è andato quando per passare da una stanza all’altra bisogna saltare ostacoli fatti da inutili cianfrusaglie che non hanno mai abbandonato la casa.

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Non mi ricordo quanti anni avevo quando mia madre ha ottenuto la separazione da mio padre, ma ero di certo piccola in quanto non ho molti ricordi nitidi di quei tempi. Ai tempi avere i genitori separati non era una cosa molto diffusa e mi vergognavo di non avere una famiglia “normale”.

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Alle volte fa bene ricordare il passato, perché per quanto doloroso possa essere, è parte di ciò che siamo; è fatto di eventi, alcuni piacevoli e altri spiacevoli, alcuni significativi e altri insignificanti, alcuni nitidi e altri sfocati, e mi piace pensare che sia come un'enorme cassetta degli attrezzi. Sta all'individuo di oggi scegliere come usare quegli attrezzi, e come crearsi il proprio futuro, accettando il proprio passato, ma senza diventarne schiavo.

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