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Futuro Mancato

Le persone hanno la convinzione che sono i ricordi ad essere dolorosi. 
Io ho sempre pensato che fosse il futuro, quello mancato. 
Quel ristorante che "ti ci devo portare".
Quel film che stavate aspettando uscisse per guardarlo insieme.
Quel piatto che volevi tanto cucinargli.
Quel regalo che avevi scelto con cura.
Quel viaggio già organizzato che non vedevi l'ora di fare.
Fa male quello che poteva essere e non è stato.

10 cose che ho imparato nella vita

1. Prendersi cura della propria salute, sia mentale sia fisica, è una priorità: una volta intaccata non è facile tornare indietro. Perciò, non farti problemi, investi tempo, energie e anche soldi in questo (ogni centesimo speso in psicoterapia è più che ben speso). 

2. Perdona la tua famiglia e le persone che, pur amandoti, ti hanno ferita lo stesso: hanno fatto ciò che potevano e non tutti sono in grado di fare di più, ma non riguarda te, riguarda loro. 

3. Non limitare le tue emozioni e i tuoi sentimenti: ama con tutta te stessa! Non temere di essere debole oppure di pensare di dare troppo potere all'altra persona, non sono paure sane. L'amore è qualcosa di unico, difficile da trovare e provare davvero: goditelo e condividi in serenità questa gioia con la persona al tuo fianco. 

4. Non avere paura di esprimerti: la comunicazione è indispensabile per avere dei rapporti umani sani. Detto nel giusto modo, tenendo in considerazione i sentimenti e il pensiero altrui, non bisogna avere paura di esprimere i propri bisogni, ciò che abbiamo dentro la testa e nel cuore. 

5. Non evitare di affrontare le cose, che sia un Esame che fa paura, che sia una persona le cui parole temi: non saltate neanche un appello, non rimandare gli incontri con le persone. Non tutto può andare bene, alcune cose potranno pure fare male, ma è il naturale evolversi della vita, non è una cosa che riguarda soltanto te. Rimandare significa trascinarsi soltanto le cose e, se si tratta di cose negative, significherebbe protrarre questa sofferenza nel tempo. 

6. Cogli ogni occasione, non rimandare eventi, uscite, etc. Anche nel caso lavorassi, non farti problemi: prendi le ferie che ti spettano e goditele quando ne hai l'occasione. Accumularle alla fine significa poi doverle smaltire in qualche modo ed è meglio usarle quando hai qualcosa da fare. Le occasioni non si ripetono, non saranno mai uguali a se stesse. Fallo ora, senza rimpianti, senza rimorsi. Sii aperta a ogni possibilità. 

7. Ogni cosa va come deve andare. Sì, anche ciò che ora ti sta facendo male. Anche ciò che non ti insegna cosa fa per te può insegnarti cosa non vuoi dalla vita. Sta a te ascoltare, capire, imparare. Piangi pure, sfogati, non tenere tutto dentro, ma sappi che, se è andata così, alla fine è meglio così. 

8. Ascoltati. Sii presente. Sii con te stessa. Non soffocare i tuoi pensieri, le tue sensazioni, ciò che fa bene, ciò che fa male. Lasciati pervadere da ciò che senti, da ciò che provi. Non avere paura delle sensazioni che ti smuovono. Impara a riconoscerle, a comprenderle, ad accoglierle, ad accompagnarle. Sì, quelle positive quanto quelle negative. Anche ciò che fa male può insegnarti qualcosa di te. Riconoscere ciò che ti fa male, dargli la rilevanza che ha, è il primo passo per andare avanti imparando però qualcosa in più sia sulla vita sia su di te. 

9. Non avere paura di essere felice. Potenzialmente non hai nulla né più né meno di tutti gli altri. Sta a te usare bene queste potenzialità. Sta a te cogliere il bello delle cose. Sta a te evitare di volere vedere tutto sotto un filtro negativo. Meriti di essere felice. Allontana ciò che ti fa male, non perpetuare comportamenti che ti feriscono. Accogli ciò che ti fa bene, non riconoscerlo come qualcosa di sconosciuto. 

10. Il decimo punto non lo conosco ancora, lo scopriremo giorno dopo giorno percorrendo questa strada lunga tutta una vita. 


10 regole per una relazione sentimentale duratura

I segreti di una relazione duratura (parte prima) • Psicologa ...

  1. Consapevolezza del valore indiscusso di una relazione appagante.
  2. Impegno di dare tempo ed energie all'altra persona.
  3. Credere che il tempo e le energie verso l'altra persona migliorerà la qualità della vita della nostra vita e della vita di coppia.
  4. Non ignorare le difficoltà di coppia, ma affrontarle subito e imparare dalle esperienze quotidiane: ogni cosa che non va può diventare una fonte di miglioramento di se stessi.
  5. Mantenere la propria indipendenza con i propri spazi e passioni, evitare la relazione simbiotica.
  6. Valorizzare le differenze e renderla la possibilità di apprendere qualcosa di nuovo e di positivo in modo tale da vivere la relazione in modo più approfondito.
  7. Relazionarsi non in modo difensivo, non si sta combattendo una guerra, una relazione di coppia deve consentire di aprirsi.
  8. Sapere vedere la bellezza dell'altro anche quando cambia, andare a cercare la bellezza nell'altro.
  9. Mantenere la cura di se stessi, non trascurarsi.
  10. Umorismo e divertimento, ridere e scherzare e non diventare abitudinari.

Lezioni

Vorrei ringraziare tutte le persone (che, in realtà, ci hanno sempre tenuto a me) che mi hanno dato dei consigli per i quali io, al momento, magari mi sono anche offesa, per i quali ci sono rimasta male e/o ho avuto da ridire: le vostre parole mi sono rimaste impresse più che mai e ora, risuonando nuovamente nella mia mente questa volta più lucida, mi sembrano delle ottime lezioni, sensate, che vorrei imparare e fare mie. 

Cotta

La prima volta che sono andata in giro a dire che provavo dei sentimenti verso qualcuno è stato verso la fine delle elementari.
In realtà non era vero, non mi piaceva, non provavo niente per lui.
Lui era un bambino della mia classe biondo e probabilmente con gli occhi azzurri.
Era quello che probabilmente da adolescente sarebbe diventato un belloccio.
Non sono mai andata matta per i bellocci. In realtà credo di averlo scelto in quanto aveva attirato l'attenzione di una mia amichetta.
Non volevo assolutamente rubargli il ragazzo di cui era cotta, non mi interessava neanche dire niente a lui, non mi sarebbe mai interessata avere il fidanzatino, volevo solo omologarmi.
Anche io volevo la mia “cotta”.




Grazie al cielo le elementari sono finite e sono andata alle medie. Anche lì, sinceramente, non c'era nessuno che aveva attirato le mie attenzioni amorose, ma, dopo la confessione di una mia compagna, mi ero infatuata piano piano del mio compagno di banco.
Non so se mi sarebbe mai piaciuto se non avesse precedentemente attirato le attenzioni della mia compagna (che aveva lasciato la nostra scuola poco dopo avermi confessato il suo segreto).
Il fatto è che la mia infatuazione è andata avanti per tutte le medie.
Il problema è che probabilmente lui poi l'ha scoperto.
Il problema più grave era che sembrava darmi corda.
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Per la prima volta, con lui, avevo davvero sentito quelle emozioni che fino ad allora avevo soltanto finto di sentire.
Pensavo sempre a lui, volevo stare sempre con lui e non mi ricordo più esattamente che cosa sentivo, ma ho un flash di una giovane me saltellante con una mia amica mentre le stavo parlando con lui.
Eravamo vicini di banco, lo siamo stati per un po'.
Non sono mai stata troppo socievole, ma con lui mi trovavo bene.
Mi ricordo ancora quando, durante Inglese, con davanti un testo sulla città di Miami (letta “maiemi”), si era girato verso di me e continuava a leggermi, così come era scritto, “miami?”, “miami?”, “miami?”.
Fuori probabilmente mi intonavo benissimo con un pomodoro, o meglio, con un peperoncino rosso e molto piccante; dentro di me stavo gridando “sì”.


Anche con lui tutto si è risolto con un nulla di fatto.


Alla fine delle medie sono uscita senza avere ancora mai baciato seriamente un ragazzo, ma con un “ottimo” come voto in pagella.


Il bacetto all'asilo non l'ho mai considerato, ma da quel momento in avanti, ne ero sicura, il successivo bacio che avrei ricevuto sarebbe stato il mio reale primo bacio.

Sono una ragazza


Sono sempre stata convinta che fino ai 17 anni i ragazzi non mi abbiano mai guardata nel modo in cui avrebbero dovuto guardarmi.
Non che non mi vada bene essere amica di esseri umani con cromosomi XY, ma preferisco di gran lunga essere sia amica che considerata una donna interessante.

Mi è tornato alla mente che in prima elementare c'era un altro bambino, un bambino di quinta, che, per ciò che un bambino può permettersi di fare, si era innamorato di me.
Ne avevo parlato con mia madre o in qualche modo lo era venuta a sapere tanto che si diceva preoccupata che un bambino più grande di me si interessasse in quel senso nei miei confronti (in effetti, aveva quasi il doppio della mia età).
Non mi pare ci sia stato niente tra di noi.
Nessun bacio, nessuna coccola.
Non mi piaceva e l'avevo rifiutato.
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Lui, dopo un po', mi sembra che avesse smesso di insistere e io non volevo.
Non ho mai detto di essere normale.
Quando durante l'intervallo eravamo in giardino insieme facevo la smorfiosetta, se così mi si poteva definire.
Con la scusa del caldo, davanti a lui mi toglievo il maglioncino dalle spalle in modo sexy per attirare l'attenzione su di me.
I ricordi sono un po' confusi di questo periodo, ma mi sembra che non sia successo niente tra noi.

Non mi ricordo a chi e non mi ricordo quando, ma probabilmente in quel periodo un giorno, spinta da non so cosa, forse esibizionismo, avevo tolto e spostato le mutandine che indossavo e, alzando la gonna, avevo mostrato per la prima volta i miei genitali.
Nessuno mi aveva toccata, nessuno ha fatto nient'altro che guardarla, come se fosse la cosa più interessante del mondo.

I 20 indizi che provano che non è Amore

Cosa fa un uomo quando non ci ama?

  1. Non prende mai lui l'iniziativa. 
  2. Risponde in ritardo o non risponde a messaggi e telefonate.
  3. Non sei la sua priorità. 
  4. Non ti fa entrare nella sua vita, tiene tutto a compartimenti stagni.
  5. Ti cerca spesso all'ultimo per vederti (e magari per andare a letto insieme). 
  6. Quando ci sono altre persone non ti presenta mai come persona con cui è in relazione. 
  7. Flirta con altre persone, anche sui social. 
  8. Quando hai bisogno di qualcosa se ne frega.
  9. Non fa con te progetti a lungo termine.
  10. Trova scuse per non vederti. 
  11. Ti paragona alla ex (magari anche in modo negativo).
  12. È poco affettuoso nei tuoi confronti, non dimostra affetto.
  13. Sei sempre al secondo posto. 
  14. Talvolta è irriverente e offensivo nei tuoi confronti.
  15. Dopo il sesso è insofferente. 
  16. È emotivamente chiuso. 
  17. È poco sensibile verso di te. 
  18. Il tuo sesto senso dice che non è la persona giusta per te. 
  19. Non si prepara per te, si trascura quando ti deve vedere.
  20. Ti dice che non sei una relazione seria. 

Il Decalogo del Partner Perfetto per Te - 10 punti da riscontrare nella tua dolce metà



Quali sono le caratteristiche che rendono un partner la persona con cui condividere la tua vita?
LA FIDUCIA E' LA BASE DELLA MOTIVAZIONE: COME COSTRUIRLA - The ...

  1. Si prende cura di te, non solo fisicamente, ma anche mentalmente.
  2. E' una persona coerente: ciò che dice fa e ciò che fa dice.
  3. Vicinanza, ha voglia di passare del tempo con te, di fare cose insieme, ti sta vicino nei momenti di difficoltà.
  4. Condivide con te le cose belle e i suoi successi, non se le tiene per sé isolandosi da te.
  5. Gestisce adeguatamente le finanze: se ha debiti, gioca d'azzardo e non sa gestire le finanze, in una relazione stabile si possono avere degli importanti problemi che non porteranno mai a nulla di buono.
  6. Ti fa sentire desiderabile, ti desidera, vuole stare fisicamente con te.
  7. Tiene conto sinceramente del tuo pensiero, si interessa a ciò che fai e dici, al tuo modo di vedere la vita.
  8. Ti ascolta con attenzione.
  9. Avete una visione della vita condivisa, la condivisione dei valori della vita.
  10. Tiene conto dei tuoi sentimenti nel prendere le decisioni.

Lui non deve accettarmi

Lui non deve accettarmi.

Lui deve meritarmi.

Brava

Mi sono sempre distinta per bravura a scuola, non per popolarità simpatia o sex appeal.
Sono arrivata in prima elementare che sapevo già scrivere e leggere in stampatello maiuscolo e minuscolo.
Ero più avanti degli altri bambini e ne andavo fiera, non da diventare snob, ma dentro di me forse un po’ lo ero.

Crescendo ho capito che non era normale avere la maestra che ci metteva le mani addosso, ma allora, essendo il primo approccio al mondo scolastico, sembrava normale.
Capelli tinti rosso fuoco, naso adunco come quello di una strega, mani lunghe, magre, affusolate che colpivano i miei compagni ogni volta che facevano qualcosa che non andava.
Io sono sempre stata una brava bambina e non le ho mai dato motivo di colpirmi fino a un giorno, l’unico in cui anche io sono stata colpita dietro la nuca da un suo colpo.
Mi aveva poi chiesto scusa in quanto mi ha spiegato che mi ha colpito in quanto innervosita da il comportamento di un altro bambino e, per non prendersela solo con lui, quando ha letto sul mio quaderno una parola scritta con una doppia sbagliata è impazzita e mi ha colpita.
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Io, sempre stata estremamente sensibile, ci sono rimasta estremamente male, ferita nel profondo.
A ferirmi probabilmente non è stato solo il colpo arrivato da dietro all’improvviso, ma tutto quello che c’era dietro e le urla che mi sono arrivate addosso.
Ho sempre odiato essere sgridata, ho sempre odiato quando qualcuno mi urla addosso.
Forse è un problema mio, del mio cervello, forse quell’episodio è stato di aiuto in questa cosa, ma ho sempre avuto problemi con le doppie. Per quanto possano dire che si sente recitando le parole ad alta voce, io non ho mai sentito una differenza di pronuncia così palese nelle parole con le doppie meno usate nella vita di tutti i giorni (e anche su quelle, ogni tanto, assale qualche dubbio).

La maestra di Matematica, invece, era una specie di folletto, o almeno così mi è sembrata le ultime volte che l’ho vista su un autobus molti anni dopo. Con i capelli corti e neri, una corporatura esile anche per la sua bassa statura (sembra una prerogativa delle insegnanti delle scuole di primo grado essere basse, o sbaglio?), aveva ben poco di femminile. C
he io abbia saputo non aveva figli, però aveva tutti noi, suoi studenti, e con lei ho iniziato, credo, a dare libero sfogo alla mia fantasia in quanto si occupava di farci fare anche tutti quei lavoretti che di solito i bambini portano a casa durante le feste.
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La mia vena artistica si è presentata in prima elementare quando ho partecipato a un concorso scolastico di pittura.
Non mi ricordo se c’era un tema di fondo o era a tema libero.
Avevo disegnato un acquario o uno stralcio di vita marina.
Acqua che scorreva con le sue sfumature più chiare o più scure e tanti pesciolini che nuotavano felici nella corrente.
Ovviamente il disegno era grezzo, semplice, il disegno di una bambina di sei anni, ma tanto era piaciuto ai giudici che avevo vinto il primo premio di quel concorso portandomi a casa un paio di pattini a quattro rotelle e, mi sembra, la cassetta VHS dei Pokemon.

Se c'è qualcosa su cui puntare, quello siamo noi stessi

Confesso che è da un po' che non scrivo più.
Un bel po'.
Più di quanto sembri.
Ho così tanti scritti in bozze che, in qualche modo, potrei continuare a pubblicare per un po' vivendo, se così si può dire, di rendita.
Ma una parte di me fa resistenza anche in questo.
Non capisco cosa sia, non capisco il perché.
Fatto sta che prima stavo così male e nella scrittura trovavo il mio unico modo di sfogarmi, di tirare fuori ciò che avevo dentro, di fare ordine nella mia testa e nel mio cuore.
Non riuscivo ad aprirmi e a parlare con qualcuno di senziente e trovavo nella carta e nella penna il mio più valido alleato.
Una parte di me, lo ammetto, ha paura di non esserne più capace.
Una parte di me teme, anzi, ha fottutamente paura di non riuscire più a scrivere.
Non so, anzi, non sento più quel flusso di pensieri a volte concreto, ma sempre filosofeggiante, che con parole che fluivano, che sgorgavano dal cuore per sentirsi meglio e che, in un modo o in un altro, magari avrebbero portato qualcosa anche nella vita di chi avrebbe letto, se qualcuno avrebbe mai letto,
Confesso che sono partita a scrivere e ho continuato a scrivere sempre e solo per me.
Non so se sia egoista, non so se sia sciocco, ma ogni volta che mi sono messa a scrivere l'ho fatto per me, perché me lo sentivo, perché sentivo che mi avrebbe fatto stare meglio.
Non so neanche se qualcuno davvero si metta a leggere ciò che scrivo.
La maggior parte delle volte, se non quasi sempre, quando scrivevo erano parole piene zeppe di emozioni, di sentimenti che non riuscivo a tirare fuori in altro modo.
Ero sempre così piena di rabbia, di tristezza, ma a volte anche di speranza.
Non so se non scrivo più perché non sento più quelle sensazioni, quelle emozioni forti che provavo, diciamo, quando ero più "giovane".
Anche se non ha molto senso: vi confesso che ho sofferto molto e ho anche gioito molto in questi anni.
Perché sì, si parla di anni, mi pare, anni in cui non scrivo niente di nuovo.
Dov'è finita "La Ragazza Che Scriveva Troppo".
Sto andando avanti a studiare, sto lavorando, mi tengo impegnata con molte attività (dopo anni mi sono finalmente iscritta in piscina, nonostante quasi metà corso sia saltato da inizio quarantena).
E se ci riprovassi?
Nessuna promessa, né con me né con nessun altro, ma se riprovassi a mettere giù qualche parola? Qualche pensiero?
Ultimamente ho puntato forse più sulle persone, sulle chat anche, mezzo di cui non vado matta e i cui messaggi, più che altro, trasformo in missive.
Forse non sono state del tutto sprecate quelle parole, ma sarebbe bello anche conservarle e condividerle qui in modo che, motivo per cui questo spazio è nato, io abbia sempre uno specchio in cui affacciarmi, conoscermi e riconoscermi, capire e capirmi oltre che evolvermi, possa anche un domani ritrovarmi e sapere dove farlo.
Perdiamo tanto tempo nella nostra vita, se c'è qualcosa su cui puntare, quello siamo noi stessi.

Aurea di purezza


I miei ricordi incominciano a farsi un po’ più nitidi con la scuola materna. Non ricordo esattamente cosa stesse accadendo in quel periodo all’infuori dalle mura del mio asilo, ma ricordo benissimo cosa accadeva all’interno.
Da adulti si guardano i bambini e si vede in loro un’aurea di santità e purezza.
Non so se sono stata io una bimba anomala o se sono gli altri che non riescono più a ricordare che cosa succedeva ai loro tempi.
Avevo il mio gruppetto di amichetti con cui adoravo giocare con la sabbia e correre in giardino.
Avevo una migliore amica che da lì in avanti non ho mai più sentito e anche una specie di primo fidanzatino con cui poi ho fatto anche tutte le elementari.
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Non mi ricordo come è iniziata, ma i fatti sono che in classe c’era una casetta in cui giocare e lì, a parte il probabile primo bacino a stampo dato da quel bimbo, per la prima volta ho mostrato il seno a una persona dell’altro sesso che non fosse della mia famiglia o un medico.
Per la prima volta ho mostrato una parte intima di me in modo malizioso.
Mi ricordo ancora come quel bambino aveva avvicinato le sue labbra, la sua bocca al mio seno.
E succhiava.
Mordeva.
Il risultato fu una crosta sul petto che mi sono portata avanti per settimane.
Mi aveva “coccolata” per chiedermi scusa di quella ferita.
Ho cercato di nasconderla a tutti, ma avendo al massimo cinque anni, il mio corpo piatto e nudo era stato ben presto visto da mia madre mentre facevo il bagno.
Alla sua richiesta di spiegazioni avevo abbozzato una confusa e imbarazzata spiegazione su come mi ero grattata troppo forte.
Non ho mai saputo che cosa abbia capito di quella storia mia madre e credo sarei morta dall’imbarazzo seduta stante se qualcuno avesse ipotizzato qualcosa che anche solo lontanamente si avvicinasse alla verità.
Puntavo sul fatto che gli adulti vedono nei bambini delle creature pure e immacolate.
Non riesco a darmi una spiegazione di cosa successe esattamente quel giorno tra me e quel bambino e del perché facemmo quella cosa.
Comunque da quel momento in avanti è stato il mio “primo fidanzatino”, o forse lo era stato anche prima.
Le nostre madri si conoscevano ed eravamo riconosciuti come “coppietta” da loro.
Troppo spesso la mia faceva battutine che mi hanno probabilmente traumatizza e creato perenne imbarazzo nel parlare di “cose di coppia”.

Affogato al triplo cioccolato



(1) Nutella, (2) cacao amaro e (3) gocce di cioccolato bianco.
 
INGREDIENTI:
  • 1 pacco di biscotti Pan di Stelle o simili biscotti al cacao
  • 400 grammi di panna da montare Oplà
  • 1 Nutella
  • 1 piatto fondo di latte per pucciare i biscotti (a chi si può aggiungere cacao per una versione più "zozza" della ricetta)
  • TOPPING:
  • 1 cacao (Nesquik oppure Ciobar)
  • 1 granella di nocciola
  • 1 gocce di cioccolato bianco (o a preferenza)
  • 1 colata di Nutella (restante dalla preparazione)



PREPARAZIONE:
  1. Mettere a cuocere a bagno Maria la Nutella: togli il tappo della Nutella, riempi la pentola a metà, la metti il fuoco al massimo e metti al centro la Nutella senza coperchio e, quando l'acqua inizia a bollire, poi metti il fuoco al minimo (altrimenti bruci la Nutella). Ogni tanto girare con il coltello per controllare la densità della Nutella che deve essere quasi liquida.
  2. Montare la panna fredda da frigo (non va bene la panna già montata in quanto perde tutte le sue proprietà di panna montata con la Nutella): mettere le fruste dello sbattitore elettrico in frigo qualche oretta prima. Prendere la panna e versarla in una pentola alta in ferro. Una volta versata iniziare a usare lo sbattitore elettrico per montarla (deve diventare montata, cioè si deve appiccicare alla pentola da liquida che era in modo che, anche rivoltando la pentola la panna non deve cadere).
  3. Prima di montare la panna, scaldare un piatto fondo di latte per un minuto (sul fuoco o al microonde, così da permettere un miglior impregno dei biscotti) e pucciarci i biscotti Pan di Stelle così da creare una base non troppo fitta (non deve essere perfettamente piena, anzi, va bene lasciare qualche buchino per permettere poi un maggior impregno della panna).
  4. Prendere la Nutella sciolta e versare a occhio nella panna così da fare un composto 50% Nutella e 50% panna montata.
  5. Prendere un cucchiaio o la paletta per spalmare i dolci e dal basso verso l'alto mischiare con tranquillità la Nutella con la panna montata (non schiacciare, non girare) altrimenti la panna impazzisce finché ha un colore omogeneo dalla consistenza della crema montata senza strisce di colore bianche o nere.
  6. Una volta mischiata panna e Nutella versare metà del composto sopra la base dei biscotti così da rendere tutto piatto e omogeneo alla bene e meglio.
  7. Poi mettere sopra una nuova base di biscotti pucciati nel latte tiepido preparata come prima.
  8. Versare sopra il restante della panna e Nutella.
  9. Appiattire per bene in modo uniforme con un cucchiaio umido (bagnato con un poco di acqua) o con una paletta per dolci umida (così che la panna non si appiccichi più di tanto).
  10. Spolverare sopra il cacao (Nesquik) come si fa nel tiramisù, non tanto, deve essere fine giusti per coprire la panna.
  11. Una volta versato il cacao, fare delle strisciate di Nutella che era rimasta dal bagno Maria.
  12. Spargere sopra la granella di nocciola.
  13. Mettere le palline di cioccolato bianco (o a latte o fondente, a preferenza). Sconsigliata la frutta!!!
  14. Una volta fatta metterla subito in frigorifero sul ripiano più freddo del frigorifero (se c'è quello a zero gradi).
 
Tempo di preparazione: una mezz'oretta circa.


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