
Mi chiedo se valga la pena prendere e partire.
Partire per andare in posti lontani e sconosciuti.
Posti che non conoscono la nostra cultura.
In cui alzarsi la mattina non è assicurato.
In cui quando i bambini vanno a scuola non è detto che ritornino a scaldare le braccia delle loro madri e a riempire la casa con le loro risate.
Posti in cui quando esci di casa, invece della borsa, impugni le armi.
Luoghi lontani dalla propria famiglia e dai posti più cari.

Lontani da tutto ciò che pensavamo sicuro e ora, in un lampo, potrebbe sparire.
Prendere una responsabilità così grande.
Lasciare la propria famiglia per questo progetto.
Per grandi guadagni o per patriottismo.
Guardando una foto di chi ora è lontano.
E chiuderla dentro a un taschino sicuro.
Per andare là fuori che è tutto ma non sicuro.
Dover guardare negli occhi un'altra persona.
Sentenziare una sua colpa premendo sopra un grilletto.
Mettendo per sempre a tacere il respiro.
Farsi muovere come soldatini.
Quelli che da piccoli usavi per giocare.
Erano piccoli quelli, piccoli come ti senti tu lì in mezzo.
Ogni tuono di fuoco ti ricorderà i temporali estivi di casa.
Ogni canzone la voce della persona amata.
E pregherai di sentirne ancora il dolce suono.
Ora che non senti le lacrime di casa.
Le lacrime di chi ogni giorno ti piange.

E forse ne sono consapevoli più loro.
Mi chiedo se ne valga la pena.
Segnare la vita da questa esperienza.
Contare i secondi che separano dalla patria.
Aspettando il momento di dire "casa".
Sciogliersi alla vista delle persone amate.

Persone che aspettano da mesi un corpo.
Un corpo caldo da riabbracciare.
Un corpo freddo da piangere.
Un corpo che porta a casa incubi e sangue.
Un corpo che porta a casa una medaglia.
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