Ho trovato questo racconto su un giornale online, secondo me merita di essere letto.
Pensateci ragazze, secondo voi ne vale davvero la pena di farsi tutti questi problemi che portano solo e soltanto all'autodistruzione?
La mia cuginetta per il suo tredicesimo compleanno ci teneva tanto ad avere una maglietta di Abercrombie che ormai è un must tra tutte le sue amiche e così mi sono armata di buona volontà e sono andata a prendergliela.E di buona volontà ce ne vuole davvero tanta perché, appena varcata la soglia ti ritrovi al buio, stordita dal profumo, dalla musica e dai flash per la foto di rito con il modello a petto nudo e lucido. Mi addentro e finalmente nella penombra scorgo Maria (perché tutti i capi hanno un nome) , non mi resta che cercare la taglia. Ecco una L , quasi per sfizio provo a aprirla pensando che sarebbe stata enorme… mi rendo conto che sarebbe potuta andare a me.
Non è possibile che io abbia la taglia più grande. Sono alta 1.70 e peso 54 kg.
Ok non ho una taglia 38 ma non posso fungere da limite massimo di vestibilità. Attacco d’ansia. Il pensiero corre alla mia cuginetta: come faccio a dirle che non c’è la sua taglia, che non potrà avere la stessa maglietta che hanno le sue amiche?
Penserà di essere sbagliata, di essere fatta male o grassa, penserà la cosa peggiore da pensare a tredici anni. L’ansia è già panico, penso ai miei di tredici anni, i miei giri per negozi senza mai trovare la taglia, il disagio, la vergogna. Rivedo le mie compagne così esili e sempre alla moda, sento il caldo delle lacrime con mia mamma perché volevo essere come tante: ecco come sono diventata anoressica.
Ora la storia si ripete: ho 21 anni e non è cambiato nulla. Questi negozi pongono una selezione all’ingresso e una elite ristretta può avere l’onore di acquistare qualche capo mentre una massa molto più numerosa deve cambiare indirizzo. Impone un modello che non è irraggiungibile ma che è appannaggio di poche e questo è forse ancora peggio perché a quel punto ci si chiede
perché io no.
Perché la mia compagna di banco o la mia vicina di casa (non la super top model) sono libere di acquistare ciò che loro piace e io no. Con il cuore un poco ancorato ai miei tredici anni provo ancora tanta sofferenza e davvero non capisco come possano essere accettate queste scelte di mercato.
Da 7 anni sono in guerra contro l’anoressia e ora so che sentirsi accettata non dipende dalla scritta sulla tshirt e sono molto arrabbiata. Non posso finanziare una dinamica così malata , una fonte di discriminazione, una macchina dell’anoressia. Forse mi sbagliavo, forse è cambiato qualcosa rispetto ai miei tredici anni: ora ho la forza di scrivere e gridare tutta la mia rabbia senza riversarla contro il mio corpo.
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