Con questo pensiero sono fuggita da casa diretta ovunque potessi trovare pace.
Il dolore che sento dentro non riesce a trovare sfogo in nessun modo.
Per andare lontano salgo su un autobus, uno come tanti, ma che mi possa portare lontano da qui.
L'autobus è fermo al capolinea, quasi vuoto.
L'unica cosa che riesco a sentire sono i singhiozzi di una donna poco lontana da me.
Prima di uscire, diversamente dal solito, ho preso su un pacchetto di fazzoletti.
Frugando nella borsa tiro fuori i fazzoletti e, avvicinandomi alla signora, senza dirle una parola, glieli porgo.
Nei suoi occhi tristi, un barlume si accende per un secondo mentre prende un fazzoletto.
"Tutto bene?", chiedo ingenuamente.
A volte basta poco per sentirsi meglio, vedere che al mondo importa qualcosa di te.
La signora, singhiozzante, fa cenno di assenso con la testa.
"Ha bisogno di qualcosa?", chiedo infine.
Scuote lievemente la testa mentre io mi congedo da lei.
Il tempo passa e i singhiozzi non cessano.
Spesso ci sforziamo di sembrare forti, ma per chi?
A volte abbiamo soltanto bisogno di tirare fuori tutto ciò che abbiamo dentro di noi.
Non so da dove sia inizata questa vergogna riguardo le emozioni e i sentimenti.
Da dove è nata questa disumanizzazione?
Se c'è una cosa importantissima che ci distingue dalle macchine sono proprio le emozioni, i sentimenti.
Perché allora vogliamo essere tutti delle macchine?
1 commenti:
Le macchine sono forti. Non sono fatte di ossa e carne. Non piangono e soprattutto non falliscono,non deludono nessuno.
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